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Centro costiero, di origine medievale o più antica, è situato sul promontorio di Punta Raisi alle falde di Pizzo Corvo.
Il territorio, collinare con vasti frutteti di limoni e arance che si alternano a ulivi saraceni, frassini (un tempo coltivati in modo estensivo dai produttori di manna) e carrube, presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate.
Diverse sono le tesi sulla derivazione del nome "Cinisi". Molti sostengono che tale nome deriverebbe dall'arabo cins, da cui kinisia che significa "territorio appartenente alla chiesa", ma alcuni studiosi più laici credono che Cinisi derivi da "cenere" perché durante la dominazione normanna venne rasa al suolo e bruciata, mentre lo studioso Impallara riconduce il nome al termine greco kunos ,"cane", per la forma di una collina che sovrasta la valle. Conquistata prima dagli Arabi nel IX sec., poi dai Normanni che ristabilirono a Cinisi la cristianità, nel 1280, re Manfredi conquistò Cinisi e decise di farne dono al suo milite Matteo Pipitone.
Il feudo venne poi ereditato dalla nipote del Pipitone, a sua volta l'eredità passò nelle mani di donna Violante, la quale per le sue nozze lo offrì in dote al marito, il giudice Fazio di Fazio, che durante una visita alle sue proprietà, ebbe modo di vedere la chiesetta del Furi e di conoscere il genere di vita semplice ed umile che vi conducevano i monaci benedettini: ne rimase colpito
a tal punto che decise di lasciare loro il suo feudo.
I monaci edificarono su quel borgo feudale una Corte Monastica, che nel tempo venne ricostruita ed adeguatamente rimaneggiata. Grazie al loro paziente ed attento lavoro il paese iniziò il suo sviluppo, trasformandosi da piccolo feudo in un agglomerato sempre più popolato.
Tra il XIV e il XVII secolo furono costruite, lungo la costa, delle basi di avvistamento, dette Torri, che servivano per la difesa ed il controllo del territorio.
Sul territorio di Cinisi ne esistono tre: Torre Pozzillo, Torre dell'Ursa e Torre Molinazzo. Presso la Torre dell'Ursa, in seguito, fu edificata la Tonnara dell'Ursa, per lungo tempo gestita direttamente dai monaci benedettini.
 
http://www.guidaareagalgolfodicastellammare.it/cinisi.html
TERRITORIO - Cinisi
 
Oltre alle già citate torri difensive realizzate su indicazione dell'architetto fiorentino Camillo Camilliani, il monastero benedettino e la tonnara, meritevoli di citazione per la notevole bellezza sono: la Fontana dell' Accitella e la località di Piano Margi, apprezzabili ripercorrendo il Vallone del Furi.
Sulla cima di Montagna Longa sono invece apprezzabili dei resti di probabile origine cartaginese.
In ricordo e memoria di Peppino Impastato e della madre Felicia che sempre ha lottato per la condanna degli assassini del figlio, nel 2005 la loro abitazione si è trasformata in una casa-museo chiamata "Casa Memoria". È quindi possibile, per i tanti che ogni anno raggiungono Cinisi e i luoghi di Peppino Impastato, visitare proprio la casa dove egli è cresciuto.
ARTE E MONUMENTI
CHIESA MADRE
La Chiesa Madre, dedicata a Santa Fara, vergine benedettina e patrona del paese, e’ risalente al 1676 e fu completata in soli quattro anni. E’ a navata unica, divisa dal coro mediante un arco. Riveste particolare interesse il paliotto dell’altare maggiore in corallo, lapislazzuli e onice, di scuola trapanese del 700. Pregevoli anche i quindici misteri del Rosario, di scuola napoletana del 700, nel sott’arco della cappella del Crocifisso. Interessanti sono l’organo settecentesco, con prospetto a tre campate e venticinque canne di facciata, le statue lignee di Santa Anna e di San Benedetto, attribuita a Girolamo Bagnasco e la grande tela del “Martirio di Santa Fara” del 1672, di Filippo Randazzo. Da un’entrata secondaria della Chiesa Madre, si raggiungono le settecentesche cripte, una vera e propria necropoli che conteneva quindicimila salme, portate alla luce negli anni ottanta assieme ad un ricco corredo funerario comprensivo di 43 crocifissi, 22 monete, di cui una d’oro e una d’argento, e 607 medaglie votive in bronzo. Anche nella Chiesa del SS. Sacramento,  eretta nel 1767 dalla omonima confraternita, possiamo ammirare delle suggestive cripte da poco restaurate. Particolare e’ anche la Chiesa delle Anime Sante, costruita nel 1827 ma che conserva l’altare ligneo e due pregevoli grandi tele attribuite alla scuola dello Zoppo di Ganci, la Nativita’ e lo Sposalizio di Santa Caterina, risalenti alla fine del 600 e che originariamente si trovavano nella chiesa di Santa Caterina del Monastero benedettino, oggi adibito ad aula del Consiglio comunale.
CRIPTE
Da un portone laterale della chiesa ci si immette in una piccola stanza dove 3 antiche statue di monaci ammoniscono severi sul luogo che di li a poco ci attende. Percorse le scale entriamo in un ambiente pieno di brivido e di mistero: siamo nelle settecentesche cripte della Chiesa Madre, una vera e propria necropoli che conteneva 15.000 salme. Nei diversi ambienti si susseguono i loculi con i teschi, cuscini funerari e i colatoi con i canali di svuotamento. all'interno sono state recuperate numerosi reperti alcuni dei quali in oro, oggi esposti negli stessi locali delle cripte.

 

MONASTERO DEI BENEDETTINI
Il monumento più rappresentativo di Cinisi è il Monastero dei Benedettini. L'imponente facciata, originale per la sua architettura spagnoleggiante, domina il paese, la cui strada principale, Corso Umberto, è molto ampia e diritta e confluisce nella maestosa costruzione segnando il rapporto che da sempre ha legato questo monumento al paese. Le due torri cilindriche e le due ali risalgono al 700. All'interno pregevoli ambienti del corpo centrale, cui si accede da una doppia rampa di scale in pietra di Billienni. Notevole il soffitto ligneo dipinto della stanza centrale e i solai con volte in pietra tufacea. Dalla corte del piano terra si accede invece all'ex Chiesa di Santa Caterina, oggi aula consiliare. Caratteristici gli ambienti della Biblioteca Comunale e dell'Archivio Storico, centro culturale della cittadina. 
Ma l'antico palazzo non finisce di riservare sorprese: da una porticina dell'ala occidentale si accede ai sotterranei del monastero detti grotte. Basta scendere le scale per trovarsi in un grande ambiente centrale da cui si dipanano stretti cunicoli e altre stanze rialzate, e si ipotizza fossero usati come magazzini per i monaci. 
MUSICA
GUSTO
TERRITORIO
TRADIZIONE
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