top of page
 
La Festa della Madonna del Ponte cade nella domenica in Albis. Una tradizione che accomuna anche gli abitanti di Balestrate, Trappeto e Alcamo. Il Santuario è ubicato nel territorio di Partinico anche se in una contrada quasi equidistante dai quattro Comuni.
La Madonna del Ponte prende il nome dal ponte che, dal secolo XIV, offre ai viandanti un sicuro passaggio dall’una all’altra riva del fiume Jato per raggiungere il santuario di Santa Maria di Altofonte, originario nome della chiesa.
La tradizione racconta che fu ritrovata una statua della Madonna dentro una grotta, presso un ponte, e che quattro abitanti dei quattro paesi confinanti cominciarono a contendersi il possesso della statua. Si decise, così, di erigere di comune accordo una chiesetta nel luogo del ritrovamento per custodire e venerare insieme la sacra statua. Infatti, durante le celebrazioni, vuole la tradizione che il quadro della Madonna esca dalla chiesetta alle ore dodici precise e, in questo caso, esso apparterrà ai partinicesi; se tarderà ad uscire, sino alle ore dodici e trenta, sarà degli alcamesi e, nelle mezze ore successive, rispettivamente, dei balestratesi e dei trappetesi.
 
 
TRADIZIONE - Partinico
LA MADONNA DEL PONTE
 
La tradizione culturale, tipicamente siciliana, dell’opera dei pupi, si è sviluppata nell’Ottocento nel meridione d’Italia ma è in Sicilia dove ha assunto la connotazione di un vero e proprio fenomeno sociale di massa.
L’Opera dei Pupi (Òpra dî Pupi in siciliano) è quindi un tipo di teatro delle marionette, i cui protagonisti sono Carlo Magno e i suoi paladini. Le gesta di questi personaggi sono trattate attraverso la rielaborazione del materiale contenuto nei romanzi e nei poemi del ciclo carolingio. Le marionette sono appunto dette pupi (dal latino “pupus” che significa bambino). L’opera è tipica della tradizione siciliana dei cantastorie.
Riccamente decorati e cesellati, con una struttura in legno, i pupi avevano delle vere e proprie corazze e variavano nei movimenti a seconda della scuola di appartenenza, palermitana o catanese. La differenza più evidente stava nelle articolazioni: leggeri e snodabili i primi (comunque difficili da manovrare), più pesanti e con gli arti fissi i secondi (ma più semplici da manovrare).
Il puparo curava lo spettacolo, le sceneggiature, i pupi, e con un timbro di voce particolare riusciva a dare suggestioni, ardore e pathos alle scene epiche rappresentate. I pupari, pur essendo molto spesso analfabeti, conoscevano a memoria diverse opere.

 

L'OPERA DEI PUPI
MUSICA
GUSTO
TERRITORIO
TRADIZIONE
bottom of page